La Sindrome del Tunnel Carpale (STC) è oggi una delle neuropatie più frequenti nel mondo industrializzato occidentale, in quanto spesso correlata a particolari posture assunte dal corpo e dal polso per svolgere attività lavorative o sportive.
Tunnel Carpale e lavori ripetitivi
E’ stata infatti dimostrata un’associazione tra insorgenza del Tunnel Carpale e lavori ripetitivi, sia in presenza che in assenza di applicazione di forza elevata.
Tale ripetitività può provocare un aumento della pressione all’interno del tunnel carpale e determinano quindi la compressione del nervo mediano.
Incidenza e fattori di rischio
L’incidenza della Sindrome del Tunnel Carpale è circa tre volte più elevata nella donna ed è variabile a seconda dell’attività lavorativa svolta, arrivando fino a 60 casi ogni 100 lavoratori per particolari lavori: uso di martelli pneumatici, di cacciaviti, trapani, attrezzi da muratore, ma anche lavori leggeri, precisi e di lunga durata come l’utilizzo di un mouse del computer.
La fascia d’età maggiormente colpita, per entrambi i sessi, è quella compresa fra 40 e 60 anni ed occasionalmente si riscontrano anche pazienti al di sotto dei 20 anni o donne durante la gravidanza.
Tra i vari altri fattori che possono concorrere a determinare la Sindrome del Tunnel Carpale, vi sono il diabete mellito, l’artrite reumatoide, il mixedema, l’amiloidosi, ma anche situazioni fisiologiche quali gravidanza, uso di contraccettivi orali, menopausa, oppure traumi, ad esempio pregresse fratture del polso con deformità articolari, artriti e artrosi deformanti, eccetera.
Cos’è il Tunnel Carpale
Il tunnel carpale è un canale (vedi figura) che si trova nel polso ed è formato dalle ossa carpali, sulle quali è teso il legamento traverso del carpo; questo legamento, simile ad un nastro fibroso, costituisce il tetto del tunnel stesso. In questo “tunnel” passano strutture nervose (nervo mediano), strutture vascolari e tendinee, oltre ai tendini dei muscoli flessori delle dita. La patologia STC si manifesta come una riduzione delle dimensioni del tunnel carpale, con conseguente compressione del nervo mediano. Proviamo ad immaginare un tunnel stradale sotto una montagna, che improvvisamente si restringa. E’ facile prevedere che il traffico di passaggio, trovandosi così imbottigliato, dovrà rallentare o fermarsi, con conseguente blocco del flusso di marcia, probabili incidenti, e vari altri disagi per gli automobilisti.
Come si manifestano i sintomi
Nelle fasi iniziali della patologia, la Sindrome del Tunnel Carpale si manifesta con formicolii, sensazione di intorpidimento o gonfiore alla mano, prevalenti alle prime tre dita della mano e in parte al quarto dito, calo della forza della mano che risulta, quindi, impacciata nei movimenti, soprattutto al mattino e/o durante la notte (il soggetto infatti deve alzarsi e scuotere tutto il braccio per risvegliare la mano ed il braccio). Successivamente compare dolore irradiandosi anche all’avambraccio, sintomo che viene definito “irritativo”.
Se la patologia si aggrava, si verificano perdita di sensibilità alle dita, perdita di forza della mano, definito come sintomo “deficitario”.
Patologie associate e tensioni muscolari
In alcuni frangenti, tale sindrome può essere accompagnata da tendiniti, borsiti ed epicondiliti che interessano l’arto superiore. Il fatto che tali patologie possano risultare presenti contemporaneamente nella stessa area si spiega perché tutte hanno una probabile origine comune: sono cioè il frutto di tensioni muscolari, accorciamenti dei muscoli, alterazioni della postura del collo e del braccio. Cioè le tensioni muscolari da sforzo – del polso stesso o di altri distretti corporei collegati al polso dalle catene muscolari – rappresentano la causa principale che porta poi alla sindrome del tunnel.
Infatti, dato che l’intero corpo è collegato da catene muscolari, se una si raccorcia, l’intero sistema ne paga le conseguenze, anche in punti in cui non se ne spiega la ragione.
Come una catena di ferro
Per capire questo insolito concetto, facciamo un esempio: immaginate una catena di ferro, composta da tanti anelli (i muscoli), lunga un metro e settanta centimetri.
Colleghiamone ora un’estremità alla sommità del capo di un corpo alto appunto 170 cm, fissando il primo anello sulle ossa del cranio, mentre l’altra la fissiamo alla base dei piedi. Adesso immaginiamo che per qualche trauma (caduta, colpo di frusta, stress ripetuto, sport violento, etc.), un anello della catena in un preciso punto del corpo si “raccorci per difesa” e rimanga più corto degli altri.
Poiché i muscoli interagiscono fra di loro esattamente come gli anelli della catena e subiscono quindi all’unisono le stesse leggi, se un anello o muscolo si raccorcia, in prima battuta a pagarne le conseguenze è la zona direttamente colpita, ma poi risulta evidente che l’intero scheletro viene compresso e tutte le articolazioni subiranno il disagio, chi più chi meno, chi prima chi dopo.
Ecco perché la catena muscolare che coinvolge braccia e collo, nominata traversa del cingolo scapolare, risulta la responsabile di moltissimi problemi, tra cui le patologie concomitanti al tunnel carpale che, come abbiamo visto sono in realtà frutto di una stessa origine.
Quanto appena illustrato ci spiega come sia possibile che un vecchio trauma ad un piede, o in qualsiasi parte del corpo, possa causare nel tempo danni da un’altra parte del corpo.
Come si diagnostica il Tunnel Carpale
Notevole importanza riveste la diagnosi precoce della malattia tramite l’utilizzo dell’ecografia, che fornisce un insostituibile strumento per attuare una corretta prevenzione della malattia.
Quando il paziente riferisce formicolio (parestesie) e/o dolore, spesso irradiato all’avambraccio, prevalentemente notturno o mattutino, la diagnosi di Sindrome del Tunnel Carpale è ritenuta la più probabile.
Evoluzione e Terapia
L’esperienza clinica ha dimostrato che i sintomi si acuiscono nei periodi freddi mentre migliorano durante i mesi caldi, pur permanendo la patologia nello stesso grado di gravità.
Anche se in alcuni pazienti la patologia rimane stazionaria nel tempo, di solito se non si avvia un trattamento o non si cambia l’attività lavorativa che l’ha causata, la Sindrome del Tunnel Carpale tende ad aggravarsi negli anni.
Conservativa: talvolta è sufficiente cambiare modalità di svolgimento dell’attività lavorativa per avere un miglioramento. Le classiche terapie: ultrasuoni, ionoforesi, laser, possono migliorare i sintomi, ma non agiscono sulla causa della Sindrome.
I farmaci antinfiammatori non steroidei hanno scarsa efficacia, mentre i farmaci steroidei hanno efficacia limitata nel tempo. Esistono infiltrazioni efficaci sui sintomi, ma in genere con due grossi “effetti collaterali”: un dimostrato danno fibrotico del nervo ed il rischio che il paziente posticipi troppo l’intervento con esiti permanenti.
Le stecche per il polso (splint) risultano efficaci, ma poco tollerate, inoltre, poiché solitamente usate solo di notte, non possono incidere sulla causa della sindrome.
Chirurgica: l’intervento in genere non supera i 10 minuti e prevede il taglio del legamento traverso del carpo (tetto del tunnel carpale), talvolta associato a una neurolisi.
Può essere effettuato con tecnica tradizionale o endoscopica, in anestesia locale o brachiale, con convalescenza media di circa venti giorni o un po’ più breve se effettuato in via endoscopica.
Nuova metodica conservativa: il Riequilibrio Posturale
Con la metodica esposta di seguito, facciamo riferimento ad un’azione preventiva, conservativa, ma anche in moltissimi casi risolutiva del tunnel carpale.
Se tale patologia non è ormai avanzata a livelli irreversibili, infatti, è spesso possibile ottenere il recupero completo della funzionalità e la totale scomparsa dei sintomi.
Premessa importante è sottolineare come, nell’arco della nostra intera vita, il corpo si forma, si adatta e si deforma in base al suo vissuto.
La nostra postura, cioè il modo di stare in piedi, di muoverci, di compiere gesti, di respirare, ogni giorno subisce costantemente modificazioni ed adattamenti, andando via via peggiorando con il passare del tempo.
Le catene muscolari si accorciano
Ciò avviene perché traumi, incidenti, cattive posture di studio o di lavoro, troppa attività fisica o nessuna attività, emozioni sgradevoli, stress, dolori, etc., piano piano fanno aumentare le tensioni muscolari e, se i nostri muscoli diventano troppo tesi (quindi corti), le catene muscolari si accorciano tutte e di conseguenza le nostre articolazioni soffrono per l’eccesso di compressioni. Così inizia un processo di alterazione posturale e di degenerazione muscolo-articolare che porta a varie patologie, una tra le quali è il tunnel carpale.
Il dolore lontano dalla causa
Quando un dolore non è causato da un trauma diretto (caduta contusione ecc.) – come abbiamo già spiegato – di solito si manifesta lontano da dove è insorta la causa, proprio perché l’azione delle catene muscolari “sposta” il problema, ecco che anche la sindrome del tunnel carpale risponde a questa legge.
Molto spesso infatti la problematica parte dal collo ed arriva fino alla mano; altre volte invece il percorso è più lungo, e si possono scoprire uno o più anelli della catena, precedenti al problema al collo, per esempio una malocclusione dentale, un trauma alla schiena, al bacino, alle gambe, ad un piede, etc. Qualsiasi alterazione infatti potrebbe andare in ultimo a colpire il collo, la spalla il gomito, la mano.
Il ruolo della Posturologia
La Posturologia ha proprio lo scopo di:
- studiare il perché abbiamo perso la nostra postura corretta, la nostra funzionalità e benessere;
- capire “quando e come” è intervenuto un fattore che ha modificato la postura;
- farci tirare avanti senza soffrire o almeno soffrendo un po’ meno.