La poliposi nasale è una malattia che colpisce circa il 2% della popolazione. Il sesso più colpito è quello maschile e l’età media è di 60 anni.
I polipi nasali si formano da un rigonfiamento della mucosa che riveste la parete delle fosse nasali. Il processo inizia da uno stato infiammatorio cronico della mucosa. La sorgente infiammatoria è difficile da identificare.
Tipica dei soggetti allergici, ma non solo
Frequentemente i polipi si formano in pazienti allergici. Nel secreto nasale di questi pazienti si trova quasi sempre una marcata presenza di granulociti eosinofili (rappresentano il 4% dei globuli bianchi presenti nel sangue ed aumentano nei soggetti allergici), anche tra coloro che “ufficialmente” non sono considerati allergici e che si dimostrano negativi ai test cutanei e al RAST.
La presenza di polipi anche in soggetti non allergici può essere legata alla presenza nella mucosa di alcune proteine (interleuchine) in grado di attivare i granulociti eosinofili. A loro volta, questi ultimi generano una risposta infiammatoria cronica o subacuta con produzione di essudato che genera l’aumento volumetrico della sottomucosa e la conseguente formazione dei polipi.
La presenza dello stato infiammatorio cronico della mucosa può essere scatenato anche da infezioni virali, batteriche e micotiche o da inalazione di sostanze irritanti quali gesso, polveri di legno o carta, fumo di tabacco. La poliposi nasale si associa spesso all’asma bronchiale.
Sintomi
Nella maggioranza dei casi il paziente avverte una ingravescente ostruzione nasale associata a diminuzione della capacità olfattoria. L’esame nasale evidenzia la presenza delle masse polipoidi che hanno aspetto translucido con consistenza molle e colorito giallastro, generalmente site nella parte più alta delle fosse nasale, in quanto la prima localizzazione è quasi sempre l’etmoide anteriore.
Evoluzione
Col passare del tempo i polipi tendono a crescere ostruendo, oltre che le fosse nasali, anche i seni paranasali (mascellare, etmoide posteriore, frontale e sfenoide). Più raramente si può manifestare l’ostruzione di una sola fossa nasale per la presenza di una massa polipoide che viene generata non nella fossa nasale ma nel seno mascellare (polipo antro coanale).
In questo caso, lo stato infiammatorio è causato dall’occlusione spontanea dell’ostio del seno mascellare in presenza di una cisti del pavimento del seno originata da un apice dentale. La sintomatologia può nel tempo farsi più importante con insorgenza di cefalea e rinorrea acquosa costante
Diagnosi
La diagnosi viene effettuata dallo specialista Otorinolaringoiatra durante una visita ambulatoriale. Mediante un esame endoscopico, egli valuta la presenza e l’estensione della patologia nelle fosse nasali. La vista dei polipi può permettere di valutarne la genesi che potrebbe essere di natura tumorale.
Un secondo momento diagnostico deve essere dedicato all’estensione della patologia ai seni paranasali. E’ quindi necessario ricorrere ad un esame radiografico TC (tomografia computerizzata) senza mezzo di contrasto. La radiografia standard del cranio è superata e non deve più essere eseguita nello studio di questa patologia. In alcuni casi selezionati deve essere eseguita anche una RM (risonanza magnetica) del massiccio facciale con contrasto per valutare patologie tumorali.
Terapia medica e chirurgica
Il primo approccio terapeutico di una poliposi nasale iniziale (mini poliposi) è di natura medica. Si utilizzano farmaci locali contenenti cortisone, eventualmente anche per via generale. Si deve, inoltre, inviare il paziente da uno specialista Allergologo.
Se la terapia medica non sortisce alcun effetto, andrà proposto un intervento chirurgico. Tale intervento viene eseguito mediante l’utilizzo dell’endoscopia nasale associata a strumenti chirurgici, che consentono di eseguirlo in maniera molto accurata con rimozione di tutte le masse polipoidi.
L’intervento ripristina le condizioni respiratorie normali, ma non guarisce la malattia della mucosa e neppure le cause che l’hanno generata. Il paziente dovrà quindi essere seguito nel post operatorio per qualche anno, somministrando terapie mediche croniche, ed informato che sussiste la possibilità di recidiva, che oggi è di circa il 4%. L’intervento viene eseguito in anestesia generale.