L’ipertensione arteriosa è il frutto dell’aumento dei valori della pressione arteriosa (P.A.), cioè della pressione presente in tutti i vasi arteriosi dell’organismo. E’ una condizione estremamente diffusa che colpisce fino al 50% della popolazione adulta, con un andamento subdolo e solitamente asintomatico all’inizio, ma che porta inesorabilmente ad uno stato di malattia. Più aumenta la P.A. più aumenta la mortalità.
I danni dell’ipertensione colpiscono tutti gli organi, ma in particolare cuore, aorta e vasi, cervello, reni, occhi. Questi danni, anche gravi ed irreversibili, sono provocati dal cosiddetto “insulto meccanico” che cuore e vasi stessi subiscono ad ogni pulsazione cardiaca (circa 100.000 volte al giorno). Questo stress di parete esaurisce le capacità elastiche proprie dei vasi arteriosi (aorta, carotidi e vasi cerebrali, coronarie, ecc.), che inizialmente si difendono aumentando il loro tono, poi lo spessore, ma alla lunga finisce per innescarsi un meccanismo irreversibile perché lo spessore riduce a sua volta l’elasticità… e così via.
L’insulto sulla parete dei vasi causato dall’ipertensione favorisce e mantiene la disfunzione endoteliale, con riduzione dell’effetto anti-infiammatorio/anti-trombotico e l’attivazione dei fattori coagulativi che provocano la trombosi e l’aterosclerosi. Anche questi distretti cadono nello stress ossidativo, le pareti dei vasi si infarciscono di ox-LDL cattive ricche di grassi, si formano le placche che crescono riducendo progressivamente il flusso sanguigno e provocando ischemia, infarto, ictus. Dal punto di vista nutrizionale possiamo affermare con certezza che la quantità di sale nella dieta è direttamente proporzionale all’aumento della pressione arteriosa: più sale introduciamo, più alti saranno i valori della pressione arteriosa, più rigidi saranno i vasi, più sarà favorita la disfunzione endoteliale. Popolazioni a basso consumo di sale hanno valori di pressione arteriosa molto bassi e bassa incidenza di malattie cardiovascolari. Per questo è importante un contenuto consumo di sale da cucina nella nostra alimentazione.
A livello del cuore, l’aumento dello sforzo per vincere le resistenze più elevate dovute all’aumentato spessore e ridotta elasticità dei vasi provoca ipertrofia con ispessimento del muscolo, che richiede sempre più energia e ossigeno per contrarsi. Questo meccanismo può portare ad esaurimento del muscolo stesso con sfiancamento e quindi insufficienza cardiaca.
A livello dei vasi, possiamo invece affermare che l’aorta subisce più pesantemente lo stress di parete causato dall’ipertensione: per una legge fisica la tensione di spinta sulla parete di una vaso aumenta con il quadrato del raggio, questo vuol dire che minime variazioni di diametro/calibro provocano enormi aumenti di tensione sulla parete. Dal punto di vista pratico è più facile che l’aorta più di altri vasi si dilati, fino ad arrivare a superare il diametro critico e alla formazione dell’aneurisma suscettibile di rottura: maggiore sarà il diametro più probabile sarà la rottura, spesso acuta ed improvvisa, talvolta mortale.
Le arterie coronarie e le carotidi reagiscono anch’esse aumentando il tono vascolare e lo spessore, l’elasticità si riduce e si sviluppa la disfunzione endoteliale che favorisce la trombosi e la progressione dell’aterosclerosi fino all’infarto o ictus. I vasi cerebrali intracranici, adagiati su una sostanza gelatinosa come il cervello, resistono meno degli altri vasi alla tensione di parete, possono cedere improvvisamente per rottura e provocare l’ictus emorragico, più grave, invalidante e spesso fatale rispetto a quello ischemico – trombotico.