Esistono diverse patologie infiammatorie cutanee che possono colpire i genitali ed in particolar modo la vulva. La più frequente (fino a 1 donna su 2) è l’atrofia vulvo-vaginale, tipica dell’età peri e post menopausale, seguita dal lichen sclerosus, il lichen planus, il lichen simplex cronico, fino ad altre dermatosi come la psoriasi, la dermatite seborroica e le dermatiti irritative e allergiche.
In questa sede tratteremo del lichen sclerosus o lichen scleroatrofico.
Cos’è il lichen scleroatrofico
Il lichen scleroatrofico (o lichen sclerosus, o craurosi vulvare o distrofia vulvare o scleroderma guttato o white spot disease), è noto da tempo.
Si tratta di una patologia infiammatoria a carattere cronico-recidivante, la cui causa non è ancora del tutto nota.
Caratteristiche sono la coesistenza di aree di epitelio atrofico accanto a zone ipertrofiche, e l’evoluzione verso l’atrofia, con esiti cicatriziali e conseguente compromissione funzionale: fusione delle piccole labbra, obliterazione del clitoride, restringimento dell’introito vaginale.
Evoluzione e sintomatologia
Nelle fasi precoci la vulva è intatta; col tempo seguono eritema (fase infiammatoria), possono essere presenti erosioni, e zone di ipopigmentazione (la mucosa diventa bianca); la cute e le mucose si fanno ispessite e poco elastiche (con formazione di ragadi e fessurazioni).
Il disturbo più tipico è il prurito vulvare, non specifico e di intensità variabile. Il continuo grattamento spesso porta a lichenificazione e conseguente creazione di un circolo vizioso: aumento del prurito e quindi grattamento cronico.
Analogamente può essere colpita la zona anale e perianale: prurito, formazione di ragadi, difficoltà nella defecazione e sanguinamento rettale.
Bruciore vulvare, dolore ai rapporti sessuali (dispareunia), bruciori alla minzione (disuria) sono in genere sintomi tardivi legati alle alterazioni architetturali.
Più donne che uomini
La patologia interessa maggiormente il sesso femminile con un rapporto femmine/maschi di 6-10:1; la variante extragenitale interessa il 6% dei casi. Ha un esordio tipicamente bimodale: colpisce le bambine in età prepuberale o le donne in post-menopausa. Gli uomini vengono colpiti per lo più nel corso della quarta decade.
Diagnosi
Il lichen scleroatrofico non è curabile, ma se la diagnosi viene fatta precocemente e si instaura un trattamento tempestivo, con lungo follow-up, si azzerano i sintomi e si blocca la progressione. Ciò è importante anche per non incorrere nelle complicanze: disestesie con dolore cronico, disfunzioni sessuali, depressione, trasformazione neoplastica (rischio di sviluppare il carcinoma intorno al 4-5% dei casi).
La diagnosi prevede un meticoloso esame clinico e se necessario l’esame istologico. L’approccio diagnostico e terapeutico deve essere multidisciplinare. Importate è la diagnosi differenziale con il lichen planus.
L’eziologia non è chiara e sono state proposte diverse ipotesi che ricercano il ruolo di fattori immunologici ed ormonali.
Terapia topica
Veniamo alla terapia che deve puntare al trattamento precoce della sintomatologia con lo scopo di prevenire la progressione della patologia. Fino ad oggi il trattamento di prima scelta vedeva l’utilizzo di steroidi topici ad alta potenza sotto forma di unguento, da utilizzarsi ogni giorno per periodi limitati (1-2 mesi) per poi scalarli, in associazione con antimicotici sistemici con lo scopo di prevenire eventuali candidosi.
Molto utilizzati sono i topici emollienti e lenitivi, anche se non vi è alcuna prova di evidenza.
Terapia chirurgica e altre terapie
La chirurgia viene presa in considerazione solo nelle fasi tardive e negli uomini quando la circoncisione può essere terapeutica. Sono riportati successi terapeutici con la fototerapia nei casi extra-genitali e con la terapia fotodinamica nei casi genitali. Fondamentale è anche consigliare un abbigliamento intimo adeguato e detergenti specifici.
Sono descritti risultati ottenuti anche con l’utilizzo del PRP e del lipofilling a livello vulvare, con lo scopo di diminuire l’atrofia e di favorire l’elasticità, e con la carbossiterapia e l’ozonoterapia per favorire l’ossigenazione ed il trofismo della mucosa.
Terapia laser CO2
Nell’ambito delle diverse terapie, il laser CO2 trova uno spazio molto importante. Con il manipolo CO2 chirurgico si può infatti “scarcerare” e sbrigliare il clitoride o le piccole labbra, quando nelle fasi tardive della patologia la sclerosi ha alterato la normale architettura dei genitali esterni.
La grande novità terapeutica nel lichen sclero-atrofico genitale maschile e femminile sta nell’utilizzo del manipolo scanner CO2 frazionato. Visti gli inaspettati e sorprendenti successi dei trattamenti eseguiti con lo scanner intra-vaginale e vulvare nell’atrofia post menopausa, è ormai prassi trattare con lo scanner CO2 lineare vulvare anche i casi di lichen sclero-atrofico genitale, con miglioramenti evidenti in termini di idratazione, spessore della mucosa, vascolarizzazione, elasticità, minor prurito, bruciore e ricorso a creme.
Il laser CO2 frazionato è diventato negli ultimi anni il trattamento gold standard non solo per l’atrofia vulvo-vaginale in menopausa, ma anche per la sindrome genito-urinaria e può essere utilizzato come primo step terapeutico per patologie quali il lichen sclero-atrofico genitale maschile e femminile, la vulvodinia, i pruriti ano-genitali.
Il laser CO2 frazionato riesce, grazie ad una procedura mini-invasiva veloce ed indolore, a rigenerare la mucosa vulvo-vaginale ripristinandone la corretta funzionalità.
Conclusioni
Il lichen scleroatrofico è una malattia cronica, complessa, di difficile trattamento, che prevede l’esenzione e che soprattutto è “orfana”, cioè tutto quello che viene proposto a livello terapeutico è off-label. Ricordiamoci soprattutto che solo con un approccio multidisciplinare (che prevede il contributo di ginecologo, dermatologo, medico estetico, psicologo) possiamo riuscire ad ottenere buoni e duraturi risultati.