Dal punto di vista maschile non vi sono cambiamenti anatomici prima e dopo la nascita di un figlio, ma, se consideriamo la persona nel suo complesso, sia la ricerca di prole sia il concepimento possono addirittura stravolgere la figura maschile, anche se essa risulta inevitabilmente meno protagonista di quella femminile. Nella civiltà occidentale in genere e nella nostra nazione in particolare sono sempre meno le coppie che ricercano un figlio in quella che sarebbe l’età fisiologica ideale (18-20 anni) e questo è uno dei fattori più importanti nel determinare una infertilità di coppia. Difficilmente, infatti, dopo i 30 anni il seme del maschio mostra dei parametri perfetti per cui la componente maschile nell’infertilità di coppia gioca spesso un ruolo importante.
Sessualità e Fertilità definiscono due campi diversi che poco hanno in comune. La condizione di infertilità provoca una perdita di spontaneità nell’atto sessuale, stimolando i fattori inibitori dell’esperienza sessuale intesa come evento lucido, quasi a voler banalizzare un rapporto che di fatto non può essere finalizzato alla riproduzione. A seguito poi di una diagnosi di sterilità, la coppia può andare incontro a una diminuzione dei rapporti sessuali o viceversa a un sostanziale aumento, ma i soggetti vivono questi rapporti in maniera finalizzata al concepimento. Si riscontra, quindi, che la sessualità può diminuire di intensità e, ancora più significativamente, perdere quelle caratteristiche ludiche e relazionali che la caratterizzano. Le problematiche sessuali più diffuse che insorgono nell’uomo sono:
- la disfunzione erettile, che può manifestarsi nel periodo degli accertamenti medici o nel periodo immediatamente successivo alla diagnosi di infertilità;
- disturbi dell’orgasmo, tra cui in particolare l’eiaculazione precoce, che secondo alcuni è possibile riscontrare in maniera marcata proprio durante la fase potenzialmente fertile del ciclo mestruale della partner;
- diminuzione del desiderio, che può essere limitato ai rapporti sessuali con la propria moglie (e non esteso alle relazioni extraconiugali), in quanto dovuto al ritardo nel concepimento o allo scarso interesse sessuale da parte della moglie.
Sulla base dei dati emersi da uno studio nordamericano condotto dal Prof. Jain, a seguito di un lungo periodo di insuccesso nel concepire (circa due anni) chi ne risente di più è l’uomo, con una riduzione fino al 60% della libido e della soddisfazione sessuale, mentre nella donna questo calo è presente soltanto nel 25% dei casi. Inoltre, quando alla coppia viene comunicato che l’infertilità è di origine maschile, il 63% degli uomini sperimenta un periodo di impotenza, mentre l’87% delle donne prova rabbia ed elabora idee di abbandono del compagno, sebbene con forti sensi di colpa.
Il concepimento può essere considerato un secondo momento di difficoltà per il maschio, specie quando la gravidanza viene considerata “una malattia”, ma l’evento nascita del figlio può essere destabilizzante per il neopapà: da un giorno all’altro si ritrova spodestato dal neonato, che è ora al centro dei pensieri della sua donna. Dal punto di vista sessuale, inoltre, il neopapà potrebbe avere un calo del desiderio, vedendo nella sua compagna una figura più simile a sua madre che ad una persona sessualmente stimolante. Questo è ancor più vero se, senza preparazione adeguata e senza l’effettiva volontà di farlo, è stato spinto ad assistere al parto, rimanendo così traumatizzato dall’esperienza vissuta.
In termini quantitativi, la percentuale di mariti che giudicano “buona” la qualità della relazione di coppia passa dall’84% al 48% dopo la nascita del primo figlio, con un crollo ancora più deciso per la qualità della vita sessuale, giudicata buona dal 69% degli uomini prima della nascita e solo dal 28% di loro successivamente. Il diventare genitori, quindi, è un passaggio cui prepararsi con cura, che richiede un impegno attivo, senza lasciarsi travolgere dalle emozioni, anche negative, che possono insorgere dopo l’euforia iniziale.